Sulla Società della Salute e sui presunti “carrozzoni”

Leggo sulla stampa locale l’intervento del Consigliere Pandolfi del Pdl che definisce carrozzone la Società della Salute e che critica la Regione Toscana per le politiche socio-sanitarie.

Ritengo sia necessario fare delle precisazioni e contestare nel merito queste affermazioni. Innanzitutto occorre chiedersi se le politiche socio-sanitarie in Toscana funzionino. Io ritengo che i dati siano tutti positivi e la qualità della nostra sanità non è in discussione. Altre regioni hanno ben altri problemi pur non raggiungendo il livello della nostra sanità. Se questi risultati ci sono, e mi risulta siano in passato stati riconosciuti dallo stesso ministro Tremonti, significa che le strutture messe in campo dalla Regione hanno funzionato. Le società della salute per esempio non sono affatto carrozzoni. La loro struttura è particolarmente “leggera” dal punto di vista dei costi, gli stessi amministratori che ne fanno parte così come il Presidente non percepiscono alcuna indennità e non ha alcuna gestione diretta dei servizi, mentre in compenso permette quell’ottimizzazione delle risorse che è necessaria per spendere meglio. Grazie alle Società della Salute i comuni – e quindi l’ente più vicino ai cittadini – e l’Asl, possono organizzarsi e stabilire migliori sinergie tra di loro, evitare doppioni inutili, rappresentare e partecipare alle scelte generali in materia sociale e di sanità, programmare obiettivi e sulla base di questi definire le risorse necessarie al loro conseguimento. Il vero dramma di questa fase politica è al contrario la scarsa attenzione che viene posta, dal governo, ai territori. Le scelte anticrisi fatte a Roma stanno tagliando in maniera indiscriminata e in maniera centralistica. Le manovra finanziaria si scarica sugli enti locali che non saranno più in grado di garantire i servizi minimi essenziali. Si preannuncia una vera e propria “macelleria sociale” che colpirà le fasce più deboli del territorio mettendo a rischio la tenuta sociale della nostra comunità. Questo comporterà danni immensi al Paese. E’ su questo che Pandolfi e tutto il centro destra dovrebbe riflettere e battersi per modificare questo stato di cose. Anche la sua storia politica personale lo ha portato a credere all’importanza dei territori, alla sussidiarietà (alla necessità cioè che le decisioni vengano prese il più possibile vicino ai cittadini, al livello amministrativo più locale), alla capacità di autogoverno delle autonomie. E’ davvero singolare che alla prima situazione di crisi ci si rimangi queste intenzioni e si creda alle capacità taumaturgiche di una politica centralista.

Pontedera 6 dicembre 2010

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