Archive for novembre, 2009

Il saluto per la commemorazione dei caduti di Nassirya, 12 novembre 2009

venerdì, novembre 13th, 2009

Porto il saluto della città di Pontedera, mio personale e quello della amministrazione comunale a tutti voi, riuniti in questo luogo per commemorare un triste evento della storia del nostro Paese: la ferita ancora aperta che fu la strage a Nassirya del 12 novembre 2003 nella quale, a seguito di un attentato kamikaze morirono 19 italiani, militari e civili, e 4 iracheni. E’ un obbligo per noi ricordare e celebrare una pagina amara della nostra recente storia. Oggi ricorrono sei anni da quel triste giorno.

Ringrazio la sezione di Pontedera dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri che si è incaricata di mantenere sempre viva la memoria di questo evento. Nel depositare questa corona voglio anche questa volta ricordare i nomi delle vittime di quell’attentato. Sono i carabinieri Massimiliano Bruno maresciallo aiutante e Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte, Giovanni Cavallaro sottotenente, Giuseppe Coletta brigadiere, Andrea Filippa appuntato, Enzo Fregosi sottotenente, Daniele Ghione maresciallo capo, Horatio Majorana appuntato, Ivan Ghitti brigadiere, Domenico Intravaia vice brigadiere, Filippo Merlino sottotenente, Alfio Ragazzi maresciallo aiutante Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte, Alfonso Trincone sottotenente. Ci sono poi i militari dell’esercito: il primo caporal maggiore Alessandro Carrisi, il caporal maggiore capo scelto Emanuele Ferraro, il capitano Massimo Ficuciello, il maresciallo capo Silvio Olla, il caporal maggiore Pietro Petrucci. E ci sono i due civili: il cooperatore internazionale Marco Beci, e il regista Stefano Rolla. Voglio ricordare anche, in questa occasione, che l’attentato fece 140 feriti. E voglio cogliere questa occasione per ricordare anche tutti gli altri caduti italiani in Iraq: giornalisti, civili, militari. Anche a loro va la nostra riconoscenza e il nostro cordoglio per la meritoria opera di solidarietà verso quelle martoriate popolazioni.

Anche quest’anno il contributo delle nostre forze impegnate nelle missioni internazionali di solidarietà e di pace è stato richiamato nel discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione delle celebrazioni del 4 novembre. Mi associo a quel ricordo. A Pontedera vogliamo mantenere alta la memoria perché riteniamo che occorra riflettere e lavorare per cambiare questo mondo. Senza memoria non c’è futuro e noi invece vogliamo costruire un futuro migliore del nostro passato. Ci auguriamo che questo mondo sappia incamminarsi verso una società più giusta e più unita, un mondo nel quale il dialogo prenda il posto delle armi e del terrore, che i popoli possano vivere con dignità e in pace. Lavoriamo per far sì che ciò avvenga.

Ringrazio tutti i presenti e tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa manifestazione per la sollecitazione che ci hanno rivolto a ricordare questa dolorosa pagina di storia.

Il mio intervento per il XV anniversario della Fondazione Piaggio

mercoledì, novembre 11th, 2009

Gentili signori,

voglio innanzitutto portare il mio saluto e quello della città di Pontedera a tutti voi.

Sono passati quindici anni da quel 20 settembre 1994 quando il Comune di Pontedera, la Provincia di Pisa e la Piaggio si sedettero intorno ad un tavolo per dare vita alla Fondazione Piaggio. Fu un passo storico ed importante. Un passo propedeutico alla nascita del Museo e soprattutto di una collaborazione strategica ed opportuna: territorio e impresa si univano, a Pontedera, per intraprendere il cammino di una Fondazione che valorizzasse la storia comune e preparasse la strada da percorrere insieme.

Voglio ricordare in questo momenti i protagonisti di quello storico passaggio: il compianto e coraggioso Giovanni Alberto Agnelli, l’allora presidente della Provincia Gino Nunes, e l’allora sindaco di Pontedera Enrico Rossi.

Io credo che siano gli uomini che fanno la differenza. Loro hanno fatto la differenza ricucendo un rapporto che aveva attraversato una fase molto difficile. Il legame tra azienda e territorio, e comunità, aveva rischiato di spezzarsi definitivamente. Con coraggio e intelligenza invece quegli uomini seppero intraprendere relazioni più forti e consolidare un grande patrimonio di storia e di cultura d’impresa. La Fondazione Piaggio fu proprio questo: la valorizzazione della memoria storica dell’azienda e con essa della società civile, la volontà di accrescere il valore del rapporto impresa-cultura, impresa-territorio.

Senza storia e senza memoria non c’è futuro. La Fondazione, insieme al Museo e all’Archivio Piaggio, hanno rappresentato proprio una riserva di memoria da cui il territorio e l’azienda hanno potuto attingere. Uno specchio nel quale guardarsi indietro, una finestra dalla quale guardare il mondo attuale e uno strumento nel quale intuire il futuro. Non è un caso che la Fondazione e il Museo abbiano ospitato in questi anni programmi culturali di grande valore, hanno registrato la presenza di grandi intellettuali, di grandi uomini e donne chiamati a discutere di temi nodali per il nostro futuro e per il nostro territorio: dall’innovazione tecnologica all’integrazione europea, dall’energia alla sicurezza nella mobilità fino alle nuove tecnologie.

Tutto ciò, anche in questo caso, è stato merito delle persone. Un ringraziamento particolare voglio dedicare anche al Presidente Tommaso Fanfani che ha saputo guidare questa Fondazione con competenza e grandi qualità umane.

La giornata odierna sarà una riflessione utile a comprendere quale debba continuare ad essere il ruolo delle Fondazioni d’impresa. Saluto il qualificatissimo pubblico e il parterre dei relatori. Pontedera è onorata dalla vostra presenza. Le fondazioni d’impresa in Italia, pur essendo ancora abbastanza ridotte dal punto di vista quantitativo rispetto ad altri paesi occidentali, avranno un sempre maggior ruolo nella diffusione della “responsabilità sociale” come parte integrante della governance delle aziende.

Questa crisi globale pone tutti davanti a una grande novità. Mai come oggi è chiaro che dalle crisi si esce tutti insieme, aziende, lavoratori, comunità, aministratori. Nessuna azienda può pensare di avere un ruolo nel sistema produttivo mondale senza un sistema Paese intorno che la sostiene e nel quale possa svolgere adeguatamente le sue attività.

Le Fondazioni avranno sempre più una funzione testimoniale dell’impegno dell’azienda nella società, di riflessione sui valori sociali e civili dell’impresa e del territorio, di collegamento culturale e ideale.

Ascolteremo con attenzione le proposte che emergeranno da questa giornata di riflessione. A voi tutti in miglior “in bocca al lupo” per una giornata di proficuo lavoro, non senza avervi rinnovato il benvenuto nella nostra città.

Simone Millozzi, sindaco di Pontedera

Pontedera, 5 novembre 2009

Intervento per la celebrazione della Unità Nazionale e delle Forze Armate

lunedì, novembre 9th, 2009

Cari concittadini,

ci ritroviamo oggi per celebrare la fine della prima guerra mondiale (1915-1918) avvenuta 91 anni fa, ma anche per celebrare l’unità nazionale e gli uomini e le donne delle nostre Forze Armate, presidio e garanzia del Paese.

Per la prima volta partecipo a questa cerimonia nella veste di sindaco. In questa veste vorrei cogliere questa occasione per inviare a tutti un messaggio di pace e di fratellanza certo di interpretare i sentimenti di tutti i pontederesi.

Il mio primo pensiero va a coloro i quali hanno pagato con la vita il proprio impegno per la Patria, per la libertà, per l’edificazione di uno Stato democratico, per la pace tra i popoli.

Un ricordo e un ringraziamento a nome di tutta la mia città e mio personale va agli uomini ed alle donne in uniforme. Ad essi l’augurio più affettuoso e sincero di poter svolgere proficuamente e con serenità la loro importante opera.

Voglio anche fare mie le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in visita in Libano, nei giorni scorsi, in occasione delle celebrazioni per la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, ha affermato che “oggi più che mai, sia utile guardare all’immane tragedia del primo conflitto mondiale (ed io aggiungo a tutte le guerre) come ad una grave ferita e frattura nel corso della storia moderna, perché essa vide miseramente spegnersi nelle trincee d’Europa oltre 15 milioni di vite, un’intera generazione, in un vano scontro di posizione, in un ostinato ed ottuso logoramento, in vista di una vittoria che premiò l’alleanza portatrice di ideali di libertà e di giustizia ma senza dar luogo a duraturi equilibri di pace…. E’ interessante ricordare, a tal riguardo, – continua il Presidente della Repubblica – che nel primo decennio del XX secolo i movimenti migratori erano superiori, anche in termini assoluti, a quelli attuali ed il volume dei commerci internazionali rispetto a quello delle produzioni interne era proporzionalmente più alto di quello odierno. Quella prima imponente ondata che può definirsi globalizzante fu segnata peraltro dalla corsa alle colonie intrapresa dai Paesi europei, in una accesa competizione di interessi nazionali contrastanti che certo non fu estranea allo scoppio del conflitto.

Alla Grande Guerra e al Trattato di Versailles, seguì la malaccorta gestione da parte delle democrazie del bene supremo della pace; la profonda crisi economica degli anni Trenta, i conseguenti protezionismi e antagonismi nazionali, l’emergere dei totalitarismi in Europa, culminarono alla fine di quel decennio nello scoppio del catastrofico secondo conflitto mondiale”. Come si può osservare molti di quei fenomeni storici, di quei passaggi, si ripetono… Napoletano continua poi ricordando che “Il mondo tuttavia ben presto si divise in due blocchi contrapposti; i fondamentali elementi di aggregazione nell’Occidente democratico furono la nascita dell’Alleanza Atlantica e l’avvio del processo di integrazione europeo. Una vigorosa e davvero pervasiva ondata di globalizzazione montò soltanto a partire dagli anni Novanta, sospinta dai grandi progressi tecnologici in diversi campi e dal crollo delle barriere – una volta caduti i regimi comunisti dell’Est – che avevano impedito un sostanziale avvicinamento tra Est e Ovest… Nella seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre, cittadini e soldati che avevano saputo affrontare con dignità e senso del dovere le prove e i sacrifici di una sciagurata impresa bellica, si ritrovarono di nuovo insieme, questa volta “uniti contro la guerra”, contro il prolungarsi di una guerra di conquista e di sopraffazione, per un’Italia libera, finalmente grande democrazia tra le democrazie, costruttrice primaria della pacifica cooperazione tra i popoli, tesa a crescere in rinnovata unità nazionale entro il grande, magistrale quadro di principi e di valori della Carta Costituzionale. Quelle esperienze e quei valori devono esserci di insegnamento e di guida oggi che stiamo vivendo una straordinaria transizione, storicamente decisiva verso una società globale sempre più interconnessa ed interdipendente. Ci si presentano in effetti opportunità e rischi senza precedenti. Dobbiamo acquisire piena consapevolezza del ruolo che l’Italia può oggi svolgere nel processo di crescita della comunità internazionale, superando miopie e particolarismi che ancora intralciano il cammino del paese. Dobbiamo guardare all’Europa quale realtà istituzionale, economica e finalmente politica da rendere sempre più concreta ed efficace, in quanto soggetto allo stesso tempo unitario e plurale, capace di contribuire da protagonista al governo della globalizzazione, facendosi portatrice di pace e di sviluppo, di cultura dei diritti e di progresso civile. Con l’Europa e grazie all’Europa dobbiamo versare nuova linfa nelle organizzazioni internazionali, riformandole, rendendole più rappresentative e incisive ai fini della costruzione di un mondo più pacifico e più giusto”.

Personalmente faccio mie queste parole. La storia ci insegna che la strada giusta è sempre quella della pace e della giustizia. Ringrazio tutti coloro che operano in questa direzione. Che si fanno operatori di pace e di giustizia. Che servono il paese, la pace e la libertà.

Viva l’Italia, viva le Forze Armate.

Pontedera, 7 e 8 novembre 2009