Archive for settembre, 2015

Sul folle episodio contro il palazzo comunale di Pontedera

martedì, settembre 29th, 2015

Prima che si sprechino commenti e prese di posizione che già vedo, con preoccupante abbondanza e grande superficialità, circolare sia sulla mia bacheca che sui vari social, mi preme riportare alla luce quelli che sono i fatti sui quali ciascuno possa liberamente fondare la propria opinione.

Il cittadino in questione, peraltro nemmeno residente nel nostro Comune, non ha mai fatto richiesta di sostegno e di supporto personale a questa amministrazione. In tal caso, seppur non residente, questo Comune si sarebbe attivato con l’eventuale amministrazione di competenza per aiutarlo.
La stessa persona è nota perchè nei mesi scorsi aveva attuato delle forme di protesta contro questa amministrazione durante la quale aveva perorato la causa di una cittadina pontederese (e di sua figlia minorenne) verosimilmente sua ex compagna, destinataria di uno sfratto.

Il Comune si è fatto carico di quella situazione fornendo inizialmente l’alloggio temporaneo, nella nostra “Casa del Volontariato” e provvedendo altresì anche al vitto quotidiano. Poi abbiamo trovato, per madre e figlia, un alloggio definitivo con l’impegno – mai mantenuto – di una compartecipazione, dello stesso soggetto, all’affitto. Il Comune ancora oggi sta sostenendo per intero i costi dell’abitazione.

Lo stesso soggetto aveva partecipato a manifestazioni plateali, strumentalizzate da alcune forze politiche, contro le politiche sociali dell’amministrazione comunale. In una circostanza aveva anche messo in atto danneggiamenti al patrimonio comunale mettendo in pericolo l’incolumità personale di cittadini e dipendenti. Stesse modalità si sono ripetute anche presso l’Ospedale Lotti di Pontedera.
L’episodio di ieri notte non può dunque trovare alcun alibi nella mancata attenzione da parte dell’amministrazione comunale ed è, invece, da ascriversi ad un gesto inaudito, inaccettabile e violento, compiuto deliberatamente e che avrebbe potuto in altri orari e condizioni, recare danno a se e ad altri, con esiti ancor peggiori.

Mi auguro, pertanto, che si tratti di un gesto isolato e che la condanna dell’opinione pubblica sia ferma e generalizzata anche al fine di evitare comportamenti di pericolosa emulazione.

Pontedera, 29 settembre 2015

Sul furto alla Gandhi

giovedì, settembre 24th, 2015

DSC_9782-webStanotte ignoti sono entrati dentro la scuola Gandhi nel quartiere Oltrera. Ancora una volta registriamo un episodio di questo tipo che danneggia la comunità e soprattutto danneggia i giovani che utilizzano le strutture scolastiche.

Condanno nella maniera più ferma gli autori di questo gesto. Sono stati portati via degli strumenti informatici nuovi che la scuola aveva acquistato recentemente. Il danno subito ha lasciato tutti interdetti rovinando un clima positivo che si respirava in quell’istituto per il fatto che vi avevamo svolto importanti lavori di ristrutturazione e di miglioramento.

Occorre che si intervenga con severità su questi episodi e mi auguro che si individuino i responsabili e si faccia loro comprendere di quanto sia odioso e stupido colpire una scuola. La scuola è il simbolo di una società che vuole crescere e migliorare. Dobbiamo capire tutti che è importante e va difesa da parte di tutti.

Nei giorni scorsi avevo commentato un episodio analogo a La Rotta e avevo sottolineato come l’azione vandalica fosse ridicola: ridicola perché pensando di fare un danno al Comune, alla Scuola o agli insegnanti non si accorgono di farlo all’intera comunità che è composta anche da loro. Domani toccherà ai loro figli vivere quegli spazi. Ripeto anche stavolta che l’azione è meschina perché danneggiare ambienti ed arredi di una scuola significa agire in spregio a tutti gli alunni che tra poco ci trascorreranno buona parte del proprio tempo. Riusciremo tutti a vivere meglio quando il controllo dei comportamenti scorretti sarà sociale e diffuso ma, in primo luogo, quando ciò che è pubblico sarà considerato di ciascuno e non di nessuno.

Pontedera, 24 settembre 2015

Contro la chiusura dell’Ufficio Postale a Treggiaia: “Gesto prepotente e arrogante”

giovedì, settembre 10th, 2015

Stamani l’ufficio postale di Treggiaia non ha aperto, nonostante il mio appello, che facendo riferimento ad una sentenza del Tar aveva chiesto di sospendere la chiusura. Cittadini e amministratori comunali di Pontedera hanno svolto un presidio di protesta a Treggiaia. Questa la mia dichiarazione:

poste-treggiaiaPoste ha scelto la strada della prepotenza e dell’arroganza, non tenendo conto della decisione della magistratura e nemmeno del doveroso dialogo con un’altra istituzione pubblica qual’è il Comune. La scelta di Poste è stata invece burocratica: ha voluto cioè lasciare chiusi quegli uffici non direttamente oggetto della sospensiva del Tar. Ma il nostro ufficio di Treggiaia non è stato menzionato nel ricorso del Tar solo perché la procedura è ancora in corso. La sentenza del Tar però dice una cosa chiarissima che vale per tutti gli uffici postali: se si vanno a toccare i servizi al cittadino occorre concordare i tempi e i modi con i territori interessati. Poste quindi ha fatto una scelta diversa dimostrando poca attenzione e dialogo con cittadini e istituzioni locali. Poste deve scegliere di sedersi ad un tavolo con i comuni (e con l’Anci) e contemperare le esigenze di razionalizzazione con quelle di qualità della vita dei cittadini. Come è stato fatto altrove era possibile sospendere la chiusura e continuare ad erogare un servizio che è importante per la cittadinanza e per gli anziani: chi risarcirà i danni patiti dai nostri cittadini stamani? Io credo che Poste sarà costretta a ripensare questa decisione anche perché da parte nostra continueremo in tutte le sedi la nostra lotta.

Pontedera, 9 settembre 2015

Sull’articolo comparso sulla Nazione del 4 Settembre 2015 “Pontedera, la legalità ha perso il treno”

venerdì, settembre 4th, 2015

“Leggo con stupore ed anche con amarezza l’articolo comparso su La Nazione di Venerdì 4 Settembre avente ad oggetto il tema dell’integrazione e della sicurezza a Pontedera con particolare riferimento al quartiere dalla stazione. Lo stupore deriva dal fatto che l’immagine della città fornita dall’inviato mi pare in primo luogo frettolosa e piuttosto edulcorata. Non voglio certo dire che le criticità non vi siano e che la grave crisi socioeconomica non abbia fatto che acuirle; molte azioni sono state messe in campo e molte altre ne servono ancora ma mi permetto di affermare in primo luogo e con certezza che il quartiere della stazione non possa esser definito “un ghetto”. Soltanto per il significato che questa parola indica e cioè un quartiere in cui sono relegate minoranze etniche o sociali emarginate, un’area affetta dai isolamento fisico e simbolico, di emarginazione e di inferiorità sociale e culturale vissuta da una minoranza socialmente, etnicamente o razzialmente esclusa dalla comunità di riferimento più ampia. Ecco, il quartiere della stazione a Pontedera non è certamente questo. Molti progetti di integrazione sociale e culturale sono stati messi in campo: l’intera città è pienamente interconnessa con quel quartiere; l’amministrazione comunale ha fatto uno sforzo di riqualificazione urbana importante, nell’area sono presenti importanti presidi pubblici (ad es. la sede dell’unione Valdera) e privati sia del tessuto associativo (sedi sindacati e centri servizi, sede CNA, cooperative sociali), sia del tessuto commerciale (bar, ristoranti) nonché del tessuto professionale (studi e consulenti).

Al quartiere della stazione sono dedicati importanti risorse economiche e progettuali per governare il fenomeno indiscutibile della presenza di cittadini stranieri; non più tardi di un anno fa il comune di Pontedera ha vinto un bando emanato dalla Unione Europea per incoraggiare iniziative di dialogo interculturale con un progetto giudicato il migliore tra tutti quelli presentati in Italia; in questo comune si è sperimentata, tra i primi in Italia, l’istituzione del consiglio degli stranieri e percorsi di cittadinanza attiva consentendo agli stranieri di eleggere i propri rappresentanti nei forum tematici partecipati dall’intera città. Le attività di integrazione nel quartiere della stazione di Pontedera prevedono annualmente momenti di incontro e socializzazione anche attraverso incontri gastronomici per conoscere gusti e sapori delle cucine delle culture e delle etnie presenti e momenti di ricreazione diffusa (questa stasera, ad esempio e tempo permettendo, vi sarà una proiezione di un film ad ingresso gratuito nel giardino pubblico).
Con poche parole, ma pesanti come macigni, quell’articolo distrugge un lavoro che pazientemente, anno dopo anno, passo dopo passo, ha visto protagonisti cittadini, associazioni, istituzioni, comitati, consulte, nella costruzione di una città, ritenuta a livello regionale, laboratorio di integrazione.
In questo senso trovo impropria la premura giornalistica a fornire una notizia intrisa di stereotipi e nel concreto ben lontana dal raccontare davvero quello che succede quotidianamente nella città di Pontedera.
A nulla vale, in tali casi, interrogarsi e riflettere su cosa è stato fatto (e cosa manca ancora) per una integrazione migliore ed ulteriore: potrei parlare e descrivere per ore le riqualificazioni urbane avvenute, gli innumerevoli interventi nelle scuole, le numerose iniziative ed eventi, i progetti di prossimità attivati e così via; tutto questo sembra non lasciar “traccia” di fronte alla potenza evocativa di parole come “ghetto”, “crimine”, “zona fuori controllo”.
Per analogia è come usare la stessa “ruspa” di Salvini: ha un effetto comunicativo dirompente ma non ci si preoccupa delle “macerie” culturali e sociali che lascia nelle comunità  dove riesce a penetrare sfruttandone le fragilità. Le città sono laboratori di reale integrazione che quotidianamente si confrontano con questi fenomeni e dove ogni fatto avvenuto ma anche, e soprattutto, dove ogni parola detta e scritta è fieno per i magazzini dell’intolleranza e della paura pronto a bruciare quella coesione sociale costruita negli anni.
Parlare, infine, come fa l’articolo di “identità toscana scomparsa” mi pare davvero paradossale soprattutto in un momento in cui l’Italia e l’Europa stanno elaborando il tema dei flussi migratori, dell’accoglienza e dell’integrazione con tutte le difficoltà culturali e valoriali che conosciamo; l’identità toscana si trasforma, a Pontedera come a S.Maria Novella o Grosseto giorno dopo giorno secondo processi che sfuggono persino agli storici e che difficilmente possono esser circoscritti dall’attualità della cronaca.
A Pontedera i cittadini sono orgogliosi di esser “pontaderesi” ma hanno saputo e sanno, anche nelle difficoltà straordinaria che ci pone il presente, accogliere e convivere con le complesse trasformazioni del mondo globale di cui l’immigrazione fa inevitabilmente parte.
La zona della stazione, con tutte le criticità che conosciamo, non può nemmeno esser definita “fuori controllo” anche solo per lo straordinario lavoro e la grande attenzione che vi dedicano le forze di polizia con le limitate risorse umane e strumentali a disposizione; si tratta di parole che mortificano con eccessiva leggerezza un impegno concreto e quotidiano.
Voglio pensare, probabilmente, che la visita di un giorno in città non sia sufficiente a dar conto dell’enorme lavoro che questa comunità si è adoperata a fare per costruire quello che, ripeto, è un laboratorio di integrazione riconosciuto e riconoscibile da anni; sarebbe come provare a raccontare il piacere di guidare una Vespa senza salirci sopra, magari fermandosi a vederla nel nostro bellissimo e straordinario Museo Piaggio, proprio lì a due passi da quel quartiere.”

Simone Millozzi, Sindaco di Pontedera