Commemorazione dei bombardamenti subiti dalla città nel 1944

Anche quest’anno celebriamo, ed è la prima volta che lo faccio da sindaco, l’anniversario dei tragici bombardamenti di Pontedera avvenuti tra il 18 e il 21 gennaio 1944.

Vogliamo ricordare quei 130 nostri concittadini che non ci sono più, quella grande tragedia, una delle più grandi che colpì la nostra città. Molti erano cittadini rifugiatisi nella zona dell’Orto del Rosati ma abitanti di ogni zona della città.

Spesso le giovani generazioni non ne sono a conoscenza ma la nostra città pagò un tributo carissimo al secondo conflitto mondiale: 370 morti, 1200 feriti, l’80% di abitazioni distrutte o danneggiate, come anche le scuole e le industrie.

Pontedera anche allora era una città strategica e a vocazione industriale: un obiettivo molto importante per i bombardieri americani che stavano risalendo l’Italia per sconfiggere quei nazi-fascisti, che avevano voluto la guerra per imporre ad altri Paesi la propria visione della società.

Ma fu Pontedera, e non solo il nazifascismo, a pagare quella follia con il sangue dei propri figli. Pontedera fu bombardata a tappeto diverse volte. Gli americani tentavano di distruggere quella che era una delle più importanti fabbriche di aerei da guerra del Paese. Le fabbriche che avevano rappresentato le principali fonti di benessere per la città adesso si trasformavano nella principale causa del dramma. La storia deve essere maestra di vita e noi dobbiamo trarre insegnamento da quello che è accaduto. Abbiamo anche il dovere di ricordare, di coltivare l’esercizio della memoria. Questo momento di riflessione che stiamo vivendo deve servire a farci ricordare come le guerre siano una sconfitta dell’umanità, di tutta l’umanità.

Dobbiamo pensare con mente nuova al futuro, alle relazioni con gli altri e fra i popoli. Il mondo è cambiato. E’ un immenso villaggio. La fame e la povertà di altri popoli riguardano anche noi. La disperazione di quella gente è una disperazione che raggiunge le nostre coste e alberga affianco alle nostre case. Urge un mondo più giusto, più equo, migliore. Un mondo che si costruisce con la pace e non con le guerre. Negli ultimi mesi abbiamo visto molte tragedie vicine e lontane: il terremoto all’Aquila, la strage di Viareggio, l’alluvione a Messina, il sisma di Haiti. Sono tragedie di tutti. Sono drammi di un unico popolo di cui facciamo parte. Sono drammi che ci fanno capire quanto sia importante una maggiore solidarietà tra tutti. Per questo noi vogliamo ricordare ciò che fu a Pontedera, l’assurdità della guerra, i nostri caduti. Il compianto Pietro Giani raccontò con gli occhi di bambino quei tempi. Sono parole da non dimenticare, mai.

E ringrazio ancora chi si impegna ogni anno per coltivare la memoria di ciò che fu.

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